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FəmFest

Dal 2022

Bio in breve: Il primo festival transfemminista intersezionale delle Marche! Ogni anno dal 2022, in estate (verso fine luglio), nel centro storico di Monte Urano, un piccolo borgo in provincia di Fermo. FəmFest è ideato e organizzato da Common Bubble: un’associazione no-profit con sede a Monte Urano (FM) impegnata nello sviluppo culturale e professionale del territorio fermano, con particolare attenzione alla rigenerazione urbana, sociale, artistica e tecnica della comunità locale. Sotto pandemia avevamo tuttə il bisogno di scappare dalle nostre case (o prigioni?) e trovare dimensioni stimolanti. Così è nata la biblioteca/co-working space nel centro del borgo medioeveale di Monte Urano, su uno dei cucuzzoli dei colli marchigiani… Parlando, discutendo e curiosando abbiamo deciso di iniziare a rigenerare spazi fisici e, perché no, anche menti! Ed è proprio grazie alla biblioteca che abbiamo avuto l’occasione di trovarci e confrontarci sulle tematiche più disparate: dalla ricetta dei carciofini di nonna, alla sensazione di oppressione che moltə di noi sentono in questo sistema socio-economico che non ci rappresenta. E così è nato FəmFest! Un festival in cui affrontare argomenti che in piccole realtà come la nostra vengono ancora trattati in modo troppo superficiale, per capirne a pieno la complessità e comprendere quanto certi pregiudizi siano così radicati in noi stessə da impedirci anche di riconoscerli. Per confrontarci su tematiche attuali e crescere insieme, invitiamo ospiti che propongono workshops, conversazioni, presentazioni di libri ed esibizioni artistiche volte a farci riflettere sul posto che occupiamo nel mondo e ad offrirci idee costruttive per agire nel rispetto di tuttə.

Femminista perché: La preparazione di un festival femminista (in realtà, qualsiasi tipo di attività che rientri nel progetto socio-politico del femminismo) richiede un precedente lavoro di riflessione personale. Le nostri origini, le nostre storie, le nostre quotidianità dicono qualcosa riguardo a chi siamo come individui e a come ci relazioniamo con le dinamiche strutturali di potere ed oppressione. È quindi importante “posizionarsi” nel mondo come soggetti: essere coscienti di quali siano i nostri privilegi, di come le nostre identità influiscano sia sull’esistenza che sulla resistenza di altre identità. Allo stesso tempo, è fondamentale che queste consapevolezze non ci rendano immobili, indifferenti o perfino complici. Dobbiamo, piuttosto, usarle come input per informarci, agire nel rispetto dell’altro e contribuire ad un cambiamento positivo nella nostra società. Il nostro gruppo si identifica come un collettivo di persone non solo bianche, ma anche con sessualità e approcci all’identità di genere differenti tra di loro. La famosa femminista Audre Lorde ci ricorda l’importanza delle nostre diversità. Ci spiega come essere diversə sia una ricchezza che, se approcciata nel giusto modo, può agire come forza mobilizzante e come fonte per un attivismo informato. Molto spesso nell’organizzazione e partecipazione a progetti incentrati su tematiche femministe, “posizionarsi” diventa un’attività di routine svuotata del suo significato più profondo. Ci teniamo a rendere esplicito che riflettere sulla propria identità e sui propri privilegi non è un lasciapassare, un pensiero che viene espresso una volta e poi abbandonato. L’organizzazione di un festival femminista richiede un approccio fondato sulla cura. Cura, consapevolezza e abilità di captare sfumature e andare oltre la superficie sono tutte metodologie essenziali. Realizzare che si ha un “white privilege” non ci rende automaticamente antirazzisti. Realizzare che abbiamo adottato comportamenti che ricadono nella realtà della “mascolinità tossica” non ci rende automaticamente uomini migliori. Educarsi a come cambiare certi atteggiamenti che sono purtroppo radicati nella società occidentale in cui viviamo richiede educazione e volontà. Faremo del nostro meglio affinché il nostro “posizionarsi” risulti in un attivismo informato. Qualcosa di tangibile durante il festival: dagli argomenti scelti e le tempistiche adottate, ai “trigger warnings” e le misure impiegate per creare spazi sicuri. Come femministe, siamo più che consapevoli che c’è sempre spazio per migliorarsi. Sappiate che siamo in una posizione di ascolto e con tanta voglia di essere ricettive – accoglieremo i vostri feedback a braccia aperte. Noi organizzatrici del FəmFest condividiamo la visione del femminismo come lotta di liberazione di tutte le categorie sociali a lungo tempo marginalizzate e silenziate dai poteri oppressivi della società. Tuttavia, il concetto più tradizionale di femminismo viene storicamente collegato agli anni 60-70 e vede donne (primariamente bianche) impegnate nella lotta per l’abolizione del patriarcato attraverso la richiesta di diritti e pari opportunità. Nonostante i suoi successi indiscutibili, questo tipo di femminismo, chiamato di seconda ondata, è stato ampiamente criticato per essere organizzato intorno agli interessi di donne bianche non appartenenti alla classe operaia. Inoltre, ha anche escluso donne transgender e coloro che non si identificano con nessun genere (identità non binarie), considerate “uomini intenti a rubare lo spazio che spettava alle donne”. Con questo festival vogliamo promuovere un altro tipo di femminismo – il transfemminismo, una lotta che include le voci delle persone trans e non binarie. Riteniamo, infatti, che la liberazione dall’oppressione di queste identità sia inevitabilmente legata alla liberazione di tuttə. Partendo da questo presupposto, l’intersezionalità è una teoria e metodologia che prende in considerazione diverse categorie ed identità (genere, razza, classe, etc.) e tiene conto di come queste interagiscono tra di loro per creare situazioni di privilegio ed oppressione. Per esempio, un approccio intersezionale dà importanza alle differenze che ci sono tra quelle persone che condividono un’identità (per esempio di genere) ma non ne condividono un’altra (la razza), come nel caso di donne bianche e donne nere. Adottando un approccio transfemminista intersezionale ci teniamo a non ripetere certe dinamiche che hanno caratterizzato i movimenti di liberazione del passato e a promuovere un approccio basato sull’informazione e il riconoscimento delle differenze che ci caratterizzano, con la speranza che diventino uno spunto di forza e collaborazione.

Grida di gioia: Per esistere, resistere e persistere!

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Segnalazione a cura di GLTeam

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