- Indirizzo: Teatro Goldoni, Via Santa Maria, Firenze, FI, Italia
- Categoria: Centri Culturali, Musei, Teatri
Teatro delle Donne
Dal 1991
Bio in breve: Il Teatro delle Donne nasce nel 1991 da un’idea di Maria Cristina Ghelli con l’Associazione Culturale Il Teatro delle Donne. La fondano o vi aderiscono da subito autrici, attrici, registe, operatrici e studiose del settore, fra cui Dacia Maraini, Barbara Nativi, Laura Caretti, Lucia Poli, Athina Cenci, Valeria Moretti, Donatella Diamanti, Lia Lapini. Il Teatro delle Donne è oggi un centro di produzione drammaturgica contemporanea all’avanguardia. In trent’anni di attività, in linea con le analoghe iniziative europee, ha messo in piedi il Centro Nazionale di Drammaturgia, ha raccolto in un archivio e catalogato circa mille testi di autrici italiane di teatro, ha prodotto e diffuso spettacoli innovativi, ha collaborato con quasi tutte le autrici nazionali, prima fra tutte Dacia Maraini, che ha dato un importante contributo alla nostra attività scegliendo nel 2004 il Teatro Manzoni di Calenzano come sede della Scuola Nazionale di Scrittura Teatrale. Dopo aver diretto vari teatri in Toscana, il Teatro delle Donne ha gestito dal 2002 al 2022 il Teatro Manzoni, splendida struttura della fine dell’800 ristrutturata dal Comune di Calenzano (FI). Nel 2022, per i suoi 30 anni di storia, si sposta al Teatro Goldoni a Firenze. Il Teatro delle Donne è un Centro di Drammaturgia che dal 1991 si occupa della scrittura teatrale contemporanea promuovendo un teatro al quale oggi si devono senza dubbio alcuni fra i fermenti più interessanti del panorama della nuova drammaturgia e del nuovo fare ed immaginare teatro. È stato all’avanguardia nel creare un centro di produzione drammaturgica italiana, creando un archivio efficiente e molto ricco, che attualmente comprende circa 930 testi di autrici italiane contemporanee. Una Commissione è stata all’inizio incaricata di stabilire i criteri di inserimento in archivio e le linee generali dell’attività del nostro Centro. Della Commissione hanno fatto parte, tra le altre, le autrici Dacia Maraini, Barbara Nativi, Lucia Poli, Valeria Moretti, Donatella Diamanti. La catalogazione dei testi, realizzata inizialmente da un gruppo di documentariste della rete Lilith e in seguito continuata in forma autonoma, mette a disposizione informazioni esaurienti sui testi e sulle autrici. Tutte le schede sono raccolte nel CATALOGO DEI TESTI (ultimo aggiornamento luglio 2011), facilmente accessibile per chi vuole mettere in scena un testo o fare una ricerca sulla drammaturgia contemporanea delle donne. Abbiamo affiancato al Catalogo dei testi un altro strumento che crediamo utile sia alla promozione delle autrici sia per le necessità degli operatori, un DIZIONARIO DELLE AUTRICI, dove si possono reperire informazioni dettagliate sulle donne che scrivono per il teatro, sapere quali sono i testi che hanno scritto e in che periodo. Uno strumento d’integrazione al Catalogo dei testi in progressivo aggiornamento in cui vengono pubblicati solo i curricula delle autrici che ne hanno autorizzata la diffusione. Le autrici che hanno testi schedati in catalogo sono 195. Il Catalogo dei testi e il Dizionario delle autrici sono scaricabili gratuitamente dal sito www.teatrodelledonne.com, nella sezione dedicata. Dal 2013, il Teatro delle Donne organizza il festival AVAMPOSTI dedicato alla drammaturgia contemporanea.
Femminista perché: La programmazione dà centralità alla funzione civile del teatro, alla pluralità dei linguaggi e al valore delle differenze, presentando stagioni che sono punto di riferimento italiano per la drammaturgia contemporanea. Fondamentale è l’impegno per un teatro che sia stimolo critico per la società in cui opera, la promozione di una drammaturgia che rappresenti la contemporaneità, che riveli un universo al femminile mai abbastanza esplorato e alcune tematiche, come la violenza contro le donne, che non possono più essere differite. Importantissimo in questo il ruolo dell’attività di formazione che nel nostro teatro vanta ben sei corsi di vari livelli, un centinaio di allievi e una ventina di docenti. Le donne hanno vissuto una lunga e storica esclusione dalla scena. Quando il teatro diventa luogo della parola religiosa o politica le donne ne vengono estromesse. Prima del ‘500 ci sono soltanto rari casi di autrici per il teatro; si tratta in genere, come per l’ormai famosa Rosvita di Gandersheim, di religiose che fra le mura del convento si dedicano allo studio e alla scrittura. Mettono così in scena delle pièces che vengono rappresentate, sempre nell’ambito del convento. All’epoca del Rinascimento alcune famose cortigiane scrissero dei drammi. Ma è solo con la Commedia dell’Arte che le donne diventano per la prima volta protagoniste sulla scena, scrivono il “canovaccio”, hanno ruoli rilevanti in compagnia (molte furono le capocomiche). In seguito la drammaturgia delle donne ha vissuto fasi alterne, legate alla situazione sociale in cui le donne sono vissute: ha conosciuto momenti di grande vivacità in periodi di maggiore libertà di pensiero, come la Rivoluzione Francese, è scomparsa dalla scena nei periodi di restaurazione. In Italia le donne ottengono il diritto di voto solo nel ’45; le due grandi guerre e l’insorgere del fascismo rimandano e bloccano la proposizione della questione femminile. Dal dopoguerra in poi, nel generale risveglio culturale e con la nuova partecipazione delle donne alla vita sociale e politica, hanno iniziato a confrontarsi con il teatro alcune importanti autrici come Natalia Ginzburg, Alba De Cespedes, Elsa Morante. Negli anni ’70, con il movimento femminista, le donne trovano un interesse più ampio per la scrittura teatrale. Significativa l’esperienza del teatro “La Maddalena” a Roma che vedrà coinvolta in prima persona come autrice e regista Dacia Maraini e molte altre, impegnate a portare in teatro le battaglie sociali e il “privato” delle donne. Ma è solo dalla fine degli anni ’80 che i frutti di queste esperienze possono dirsi maturi per un confronto a livello nazionale e non solo. Le autrici sono sempre più numerose, fenomeno rilevato dagli stessi annuari della SIAE, vincono premi per la drammaturgia contemporanea, s’impongono sulle scene con testi nuovi e interessanti, con una ricerca che riguarda sia il linguaggio che i temi trattati. È da allora che emerge la novità di una drammaturgia delle donne che affronta la scena da un’angolazione diversa, quella delle donne appunto. I testi non sono più diversi solo perché affrontano problematiche specificamente femminili: la maternità, la vita domestica, ma perché affrontano argomenti sociali e di attualità dal loro punto di vista, che è un punto di vista nuovo e che proprio per questo riscuote un meritato riscontro dalla critica e dagli organismi specializzati. Restano le difficoltà di produzione e distribuzione tipiche del nostro sistema teatrale per quanto riguarda la drammaturgia contemporanea oltre a quelle recenti indotte dai tagli dovuti alla crisi economica, che colpiscono, come sempre, per prime le donne. Sarebbe necessario incentivare la produzione e la distribuzione di testi nuovi, promuovere la ricerca che in questa direzione le donne stanno conducendo da anni, dare spazio, anche istituzionale, alle attività di promozione della drammaturgia contemporanea. Ci vorrebbe una legge per il teatro che accogliesse anche le esigenze delle donne. L’archiviazione, la documentazione, il rendere visibile il lavoro delle donne in teatro sono strumenti perché le donne, anche in ambito culturale, non continuino a “vincere battaglie, ma perdere la Storia”.
Grida di gioia: Vinciamo la Storia!
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